Rex Rey era un po' teso. Aveva pensato di cominciare a informare gli abitanti di Dhonia partento dai più facoltosi. L'editto galattico appena promulgato non avrebbe intaccato le proprietà dei benestanti, forse qualcuno ci avrebbe rimesso la vita biologica, era nel computo generale delle cose. Il palazzo reale permetteva al Rerex, il governatore del pianeta, di incontrare i propri cittandini-sudditi in un ambiente consono.
Il nonno di Rey, Rex Dux, aveva stravolto questa usanza, ricevendo tutti in un ambiente unico e molto spartano. La cosa non funzionò e suo figlio, Rex Time, col piglio beffardo che lo distingueva, decretò che per cento anni i ricchi fossero ricevuti negli auditorium per poveri e viceversa.
La lunga passeggiata interna al palazzo reale di un paio di km stava conducendo Rey all'auditorium minor quello pensato per i poveri ma che già da due ore pullulava della
crema economica di Dhonia.
Un balconcino piccolo alto tre metri. Una cornice che si sarebbe definita rinascimentale a contorno di una porta simil legno in vecchio stile venexian-messico. Sotto il balcone in attesa circa 300 uomini e donne biologiche. Erano quelli con il diritto di parlare con il Rerex. Dieci volte tanto invece alloggiavano in un piccolo grattacelo antistante il balconcino dei discorsi. Un palazzo alverare, senza balconi, con finestre impilate larghe non più di un metro. Vi erano allocati i ricchi senza diritto di parola.
A Rey mancavano gli ultimi cento metri del lungo corridoio. I peggiori: sulle pareti erano raffigurate tutte le ingiustizie commesse su Dhonia negli ultimi cinque secoli.
Un contatore segnava il numero di morti sotto l'affido galattico dei Rex.
Il ronzio del campo di forza lo riportò alla folla. Fece aprire la porta.
Tirò indietro le spalle e usci sorridendo. La nuova era cominciò così...
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